ALIMENTAZIONE

Noi italiani adoriamo il caffè, soprattutto in bici! … Sicuri sicuri?

I “sicuri sicuri?” del titolo si riferisce non tanto alla bevanda nazionale, quanto a quello che ci mettiamo dentro per alterarne il sapore.

Questo non è un articolo che vi dirà che non dovete bere caffè. Il caffè è permesso, ripeto: il caffè è permesso! Bene, siete tranquilli, posso continuare?

I “sicuri sicuri?” del titolo si riferisce non tanto alla bevanda nazionale, quanto a quello che ci mettiamo dentro per alterarne il sapore. Mi vengono in mente gli occhi atterriti dei miei clienti, quando dico loro non solo che devono eliminare lo zucchero dal caffè ma che non possono neppure sostituirlo con il dolcificante, artificiale o naturale che sia. Come cuccioli spaventati, pronunciano la tipica frase: “Ma dottoressa, io il caffè, amaro, proprio non riesco a berlo!!”.

Insomma, tra essere d’accordo sul concetto razionale che lo zucchero infiamma e ingrassa, al dover cambiare una o più delle proprie abitudini per poter applicare quel concetto, ce ne passa. Scatta una vera e propria reazione di panico. “E adesso?!?”.

Adesso tiriamo un bel respiro e ci rilassiamo. Nessuno vi sta dicendo che dovete passate dai due cucchiaini di zucchero (o di aspartame, o di stevia, o di quant’altro vi venga in mente) a zero alla velocità del suono. Iniziamo intanto a capire o a ripassare perché lo stiamo facendo.

Partiamo dallo zucchero, a prescindere che sia bianco o di canna. Assumere regolarmente zucchero raffinato, soprattutto a digiuno come nel caso del caffè di metà mattina, fa impennare la glicemia (effetto infiammante), impone un super lavoro al nostro pancreas che produrrà una quantità spropositata di insulina (effetto ingrassante) e causa ipoglicemia reattiva (effetto di rallentamento del metabolismo). A tutto ciò, aggiungiamo che i continui “picchi” glicemici possono provocare, alla lunga, resistenza insulinica, ossia la condizione che precede l’insorgenza del diabete di tipo 2. Non è un caso se, dal 1980 al 2015, i malati di diabete nel mondo sono passati da 108 milioni a 415 milioni (dati International Diabetes Federation).

E i dolcificanti? Il loro gusto dolce, normalmente associato a un introito di cibi zuccherini, ossia calorici, dà un segnale fasullo al nostro cervello; esso presto reclamerà quelle calorie che gli abbiamo “promesso” con il sapore dolce e poi non gli abbiamo dato. Ci verrà una fame da lupi che ci farà mangiare più del necessario, quindi addio allo sperato effetto dimagrante della pastiglietta nel caffè.

Archiviato il perché, passiamo ora al come: a piccoli passi. Da due cucchiaini passeremo, di settimana in settimana, a uno e mezzo, poi uno e così via diminuendo, abituandoci gradualmente al sapore sempre meno simile a quello dello zucchero e sempre più simile a quello del caffè.

E se proprio proprio non ci piace? Direte voi. Beh, a quel punto forse vale la pena di chiedervi se il caffè vi piaccia davvero o se lo bevete solo per abitudine, per convenzione sociale. Insomma, chi vi obbliga? Ci sono tante alternative: tè di ogni genere, spremute, centrifugati…Nessuno vi obbliga nemmeno a togliere il sapore dolce dal caffè, certo; ma, considerando quanto sopra, la scelta sta a voi. Cosa è più importante: restare tra le quattro mura comode delle nostre abitudini, pur conoscendone le deleterie conseguenze, o fare il primo piccolo passo fuori dalla nostra “area di comfort” verso uno stile di vita più sano? Io la domanda ve l’ho fatta. A rispondere tocca a voi.

Tatiana Gaudimonte

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