Un errore frequente commesso dagli sportivi di endurance è quello di pensare che si debba partire, per una gara o un allenamento intenso, con lo stomaco pieno. Altri sportivi hanno la pessima abitudine di non bere...
Un errore frequente commesso dagli sportivi di endurance è quello di pensare che si debba partire, per una gara o un allenamento intenso, con lo stomaco pieno. Un apparato digerente in piena digestione esercita un cospicuo "furto di sangue" ai danni di tutti gli organi, a partire dal cervello (è nota la sonnolenza dopo un lauto pasto), fino ad arrivare all'apparato muscolare, che non riesce più a ricevere l'ossigenazione sanguigna necessaria allo sforzo in atto. Di fronte a tale incompatibilità il corpo cercherà di liberarsi in modo naturale del cibo ingerito in un momento troppo vicino al via, e ridurrà la prestazione. Altrettanto cercherà di fare in caso di blocco digestivo da freddo o da intenso stimolo emotivo, quando ci troveremo scoperti, bagnati, sudati dopo aver mangiato. Chi è fragile da quel punto di vista dovrà dunque limitarsi ad ingerire liquidi zuccherini (di altissima digeribilità) senza assumere cibi solidi.
Altri sportivi hanno la pessima abitudine di non bere. O almeno di non bere a sufficienza. Occorre ricordarsi sempre che il sangue è per gran parte fatto di acqua, e che se non ricostituiamo le nostre riserve idriche dopo un'abbondante sudata, c'è il rischio concreto di subire un abbassamento importante dei valori pressori e di conseguenza di non mandare più una quantità di sangue (e quindi di ossigeno) sufficiente al cervello. Quando l'organismo percepisce alcune aree del cervello che non funzionano più bene, la prima cosa a cui pensa è a ridurre l'intensità dello sforzo. Qualunque problema neurologico, anche lieve, genera una risposta d'allarme di notevole intensità.
Anche la carenza di ferro è un importante fattore da tenere sotto controllo. Due sono i valori ematici di maggiore importanza: sideremia (ferro circolante) e ferritina (scorte di ferro). La sideremia si altera solo in casi gravi o cronici di lunga durata, mentre una scarsa dotazione di ferro è facilmente visibile osservando la ferritina. Con sangue povero di ferro, e quindi di emoglobina, ci si stanca subito, e anche sforzi leggeri costano un'enorme fatica. Ecco dunque che anche se la testa ci sostiene per sopportare sforzi più intensi e duri, può verificarsi comunque un forte calo organico.
Anche alcuni farmaci, da soli o in abbinamento con altri, possono generare inusuale affaticamento. L'elenco è lungo: antipertensivi, antistaminici, inibitori di pompa (i cosiddetti "gastroprotettori"), cortisonici, chemioterapici, antibiotici ecc. Alcuni agiscono intossicando fegato e reni, altri con azioni più indirette. Il nostro consiglio è quello di sostituirli (sotto controllo medico) con alternative naturali che non intossichino organi importanti per la nostra prestazione.
In sintesi: non accettiamo passivamente un calo inspiegabile della prestazione. Ove si verificasse, la cosa giusta da fare è quella di confrontarsi con un medico preparato che possa giudicare quale tra queste cause sia quella più facilmente modificabile. A quel punto sarà facile costruire insieme una strategia terapeutica efficace per la risoluzione del problema.
Barbara Fedrigo
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